Pittore anonimo attivo nelle Marche intorno alla metà del XIV secolo, conosciuto anche come Maestro di San Biagio in Caprile, si distinse per originalità del linguaggio figurativo, tanto da suscitare l'interesse dei maggiori studiosi italiani, come Luigi Serra, che lo ha definito “la più alta espressione della tradizione giottesca in ambito marchigiano". La plasticità e la volumetria dei corpi resa mediante l'utilizzo del chiaroscuro denota l'abilità scultorea dell'artista e le raffinatissime iscrizioni lapidarie presenti nelle sue opere hanno fatto ipotizzare che, oltre scultore e pittore fosse probabilmente anche un miniatore. Il maestro si distingue per la grande forza espressiva, quasi espressionistica la concezione spaziale e il realismo popolaresche accentuato dalle fisionomie aspre e dalla potente espressività dei soggetti raffigurati.
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